MITIGAZIONE DEL RISCHIO: OPERAI ACROBATI IN AZIONE AL BAGNORO

Data:
30 Novembre 2024

L’alveo a secco ormai da settimane non deve ingannare. Il Valtina in particolari condizioni meteo può in tempi rapidissimi trasformarsi in una violenta e pericolosa valanga d’acqua capace di travolgere persone, edifici e cose. Proprio come è accaduto nel luglio 2019, quando piogge torrenziali hanno causato danni e dolore.

Per questo resta un sorvegliato speciale su cui oggi sono al lavoro più soggetti: il Genio Civile Valdarno Superiore, più a valle, per  realizzare interventi strutturali. Il Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno per una complessa e delicata attività di manutenzione ordinaria, scenografica nella forma; essenziale nella sostanza. In queste settimane infatti gli operai acrobati sono al lavoro su un tratto del torrente, compreso tra la confluenza con il Torrente Vingone e la località Saccione e  lungo poco meno di due chilometri per un taglio selettivo della vegetazione.

L’intervento interesserà 158 piante con diametro superiore ai 20 cm: alberature che, nel tempo si sono sviluppate lungo il fiume, raggiungendo dimensioni anche molto importanti. La  loro presenza, se, da un lato rappresenta un bel polmone verde in città, dall’altro può trasformarsi in un pericolo. Esemplari malati, vecchi e secchi infatti,  in particolari condizioni meteorologiche, rischiano di cadere all’improvviso andando ad ostruire il  regolare deflusso delle acque o a  danneggiare le opere idrauliche presenti.

“Il Consorzio le tiene costantemente sotto controllo. Ha infatti realizzato una accurata perizia fitostatica che viene periodicamente aggiornata e che serve per valutare le condizioni di stabilità e di salute di ogni singola alberatura. In funzione dell’aggiornamento della perizia, l’ente programma ed esegue le lavorazioni necessarie. Incrociando i risultati delle  analisi condotte, sono state individuate specifiche classi di rischio: il 58 per cento degli esemplari necessita solo di una potatura: di un ridimensionamento della chioma con l’eliminazione delle parti secche. Per il 28 per cento invece le condizioni di  degrado sono così gravi da   non essere più recuperabili e pertanto saranno abbattute. Per lo più si tratta di pioppi o di altre alberature di scarso pregio giunte a fine vita, spesso già cave all’interno o secche. Le roverelle in condizioni più gravi sono quelle che si sono  sviluppate in  soggiacenza rispetto ad altre più vitali. Quindi sono cresciute inclinate,  con scarsa stabilità, oppure sono già attaccate dai funghi e dai parassiti e quindi si presentano in gran parte secche. In nessun caso si interverrà sugli apparati radicali che sono preziosi per contribuire a conservare la stabilità degli argini”, spiega l’ingegner Serena Ciofini, caposettore difesa idrogeologica del Consorzio.

“Mantenere in forma gli argini è essenziale in questo ambiente che, diversamente da quello che si può pensare, appare molto antropizzato: nella piana alluvionale del Valtina sono cresciute nei secoli infrastrutture e costruzioni tra cui  la Pieve di Santa Eugenia.  Per rendere compatibile la progressiva urbanizzazione    con la presenza del torrente, questo è stato imbrigliato tra due arginati laterali. Cosa che genera un equilibrio molto precario”, conclude l’ingegner Ciofini.

“Anche in questo caso il Consorzio ha cercato di coniugare la mitigazione del rischio idraulico e la salvaguardia dell’ambiente: la gestione dell’ambiente fluviale è complessa e deve sempre tenere conto di più elementi. Non solo dei fattori di rischio o della bellezza del paesaggio ma anche della tutela dell’ecosistema che ruota attorno al fiume. Per questo il nostro Ente affronta gli interventi con specifiche professionalità sia ingegneristiche che forestali e agronomiche”, commenta la Presidente Serena Stefani.

Tra queste il dottore forestale Massimiliano Hajny che aggiunge: “Il nostro obiettivo è limitare il materiale che potrebbe cadere in alveo o ribaltarsi aprendo una falla negli argini, generando problematiche di carattere idraulico e idrogeologico. Nell’intervento, delle 158 alberature “visitate” anche con strumenti all’avanguardia, saranno trattate 117 piante”.

“Il nostro obiettivo è la salvaguardia della pianta – puntualizza Andrea Carboni, il tree climber in queste settimane in azione al Bagnoro -. Questa tecnica ormai ampiamente sperimentata e diffusa ci permette di intervenire anche su esemplari difficili da raggiungere con altri mezzi. Cambiano gli strumenti con cui si effettua la potatura, ma sia che si impieghino le piattaforme, sia che si usino le corde, non si cambia il fine: limitare al minimo, dove possibile, il taglio”.

 

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