MANUTENZIONE SUPER GREEN NEL PARCO NAZIONALE

Misurano poco meno di due chilometri,  ma su quei brevi tratti la manutenzione ha richiesto un’attenzione davvero eccezionale.

A rendere speciali, nel comune di Chiusi della Verna,  i 1.660 metri del  Torrente Corsalone,   che vanno da Butteroni a  Molino della Ripa, costeggiando la S.P. Val di Corezzo,  nei pressi dell’abitato di Rimbocchi e, nel comune di Pratovecchio Stia,  il   tratto del Torrente Oia, compreso tra l’immissione nello Staggia e Ropa, in prossimità di Ponte Biforco è la loro collocazione: completamente inserita all’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi Monte Falterona e Campigna e nella ZSC Alta Vallesanta, quella del primo;  ricadente all’interno della ZCS “Foreste Alto Bacino dell’Arno” e in parte nel Parco Nazionale quella del secondo.

Ambienti naturali  di altissimo pregio dove sicurezza idraulica e rispetto dell’habitat naturale sono frutto di un delicato equilibrio.

Le “cure” delle aste fluviali qui sono mirate, studiate e condivise. L’adozione di misure e precauzioni ancora più stringenti, rispetto a quelle che il   Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno    è abituato da sempre ad applicare, è d’obbligo.

“L’obiettivo della manutenzione ordinaria – spiega l’ingegner Chiara Nanni, referente di area del settore Difesa Idrogeologica del Consorzio –  è il miglioramento della funzionalità idraulica del reticolo, con interventi finalizzati al mantenimento o al ripristino del buon regime delle acque e alla prevenzione di situazioni di pericolo e rischio idraulico. Una necessità che il nostro ente si pone l’obiettivo di soddisfare sempre conservando la biodiversità, la vegetazione ripariale, gli ecosistemi presenti, il paesaggio fluviale e la continuità ecologica. Con questi criteri  sono state affrontate tutte le lavorazioni programmate e realizzate nel 2020 nel comprensorio dell’Alto Valdarno.  Ma i tratti del Corsalone e dell’Oia, che ricadono nel perimetro del Parco, per il loro pregio ambientale,  sono stati ulteriormente  tutelati attraverso una strategia specifica,   realizzata  dopo  il sopralluogo dei Carabinieri Forestali, il nullaosta dell’Ente  Parco e della Regione Toscana”.

In questa cornice   disegnata prevalentemente da ontani, salici, pioppi, infatti  ogni azione  umana, seppure necessaria, non deve  interferire con la naturalità dei luoghi e non deve creare disturbo alla ricca fauna che li popola.

Non dimentichiamo infatti che questo è il regno del merlo acquaiolo   e della ballerina gialla, abituati ad utilizzare anche infrastrutture idrauliche come le briglie per nidificare; che l’ambiente è frequentato a  scopo alimentare  dal martin pescatore, dalla garzetta e dall’airone cinerino; che sono presenti   specie di interesse conservazionistico come  la nottola di Leisler, il vespertilio di Doubenton,  il vespertilio smarginato o il miniottero; che non sono rari  libellule, farfalle e molluschi, oltre ai gamberi di fiume, le cui popolazioni sono decisamente consistenti; che, nell’Oia, vive il vairone italiano e che il Corsalone è abitato dal   cavedano di ruscello e dal barbo tiberino e dalla trota fario.

“L’importanza ecologica di questi ambienti ha reso necessaria l’adozione di opportune cautele”, aggiunge Serena Stefani, Presidente del Consorzio che aggiunge: “Il nostro impegno a mantenere integri gli ecosistemi è massimo in tutto il territorio perché   l’equilibrio biologico   contribuisce a rendere i corsi d’acqua più sani, sicuri e apprezzabili. Se queste regole valgono ovunque, qui  il rigore è stato indispensabile”

Infatti è rigoroso e super green è il piano d’azione seguito dalle squadre che hanno lavorato sui due torrenti.

Per prima cosa, nessun taglio delle  alberature. Gli interventi sono stati limitati ai soli fattori di rischio effettivo per rimuovere soggetti morti, malati e in cattive condizioni vegetative ripiegati verso l’asta fluviale o verso eventuali infrastrutture.

La scelta è stata attentamente valutata  attraverso sopralluoghi congiunti.

Taglio limitato anche per arbusti ed erba: lo sfalcio si è concentrato solo nei punti in cui impedivano di procedere con le lavorazioni. In ogni caso sono state  conservate fasce di vegetazione che costituiscono importanti nicchie ecologiche e zone di rifugio per la fauna, ittica e non.

Anche il periodo stabilito per effettuare le lavorazioni non è casuale: è stata scelta la stagione invernale per garantire il massimo rispetto agli animali che popolano il ricco e vario habitat fluviale.

Come le modalità operative, adottate per non arrecare disturbo alla fauna:  per tagli e sfalci sono state  privilegiate le operazioni manuali mentre l’utilizzo dei mezzi meccanici è stato ridotto al minimo e  limitato alle situazioni di reale necessità.

“Con questo intervento, all’interno del perimentro dell’area protetta, è stato dimostrato che è possibile coniugare le esigenze di sicurezza idraulica con la salvaguardia degli ecosistemi naturali. Questi sono ovviamente  indispensabili anche per garantire alti standard alla qualità della vita della popolazione residente.  Auspico che sulla base di questa positiva esperienza tali modalità operative possano rappresentare un modello anche al di fuori dei confini del Parco nazionale”, commenta Luca Santini, Presidente del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, del Monte Falterona e di Campigna.

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